lusso etico

È previsto in questi giorni il lancio della prima collezione di Crafted Society, nuovo brand di abbigliamento e accessori che concilia lusso ed etica in un progetto tutto italiano. Da un’idea di Martin Johnston, imprenditore inglese con base in Olanda, che ha deciso di realizzare un sogno, all’insegna del profitto, con l’ambizione di diventare leader mondiale nella categoria “New-Luxury”, ma senza perdere mai di vista tre principi chiave: qualità, tradizione e responsabilità sociale.

Il  claim “Luxury for Good”

È possibile far convivere in un solo brand lusso ed etica, moda e sostenibilità, profitto e dignità? La risposta è si, si chiama Crafted Society e promove il lusso etico nella moda; il suo claim è “Luxury for Good”. L’idea è venuta all’imprenditore inglese dopo aver accumulato anni di esperienza ai vertici del mondo della moda (Toms, Perry Ellis, Crocs, Vf Corporation, Aquascutum London, Adidas e Tommy Hilfiger), e ha deciso di metterla in pratica insieme alla moglie Lise Bonnet, cofondatrice e oggi Direttore Creativo dell’impresa di famiglia.

L’obiettivo di Johnston è un binomio tanto ambizioso quanto possibile: lusso (declinato in abiti e accessori di altissima qualità e finitura, realizzati dai migliori artigiani italiani) e responsabilità sociale (un modo di fare impresa che ha imparato e approfondito in Toms, di cui è stato vice presidente e direttore generale per l’Europa, il Medio Oriente e l’Africa, dal 2012 al 2015). “Crafted Society è un marchio di lusso per una nuova generazione di consumatori socialmente consapevoli, che combina l’eleganza dell’artigianato con le antiche tradizioni – dice Martin Johnston, padre di due bambini piccoli ai quali dedica la sua impresa, convinto del fatto che attuare pratiche sostenibili oggi, significhi lasciare un pianeta migliore alle generazioni di domani – Utilizzare il lusso come forza per avere un impatto sociale positivo: è questa la nostra missione”.

Come nasce il lusso etico di Crafted Society

Crafted Society nasce così, nel settembre 2015, con sede ad Amsterdam (Olanda), per progettare, produrre e distribuire linee maschili e femminili (sneakers, cappelli, sciarpe e jeans), rigorosamente “made in Italy”, puntando sull’italianità dell’intera filiera produttiva. Ne è un esempio la capsule collection di sciarpe in seta e cashmere, tessute in Toscana e realizzate in cinque colori straordinari (edizione limitata,250 esemplari per ciascun colore), creata nel 2017 per Crafted Society da Roger Selden, artista newyorkese di nascita e milanese d’adozione.

Con il suo primo viaggio in Italia Martin Johnston inizia a conoscere gli artigiani che stanno dietro alla realizzazione dei manufatti di grandi case di moda nazionali e internazionali, ma che rimangono completamente sconosciuti al mondo. Accanto alla loro “invisibilità” Martin individua un altro punto debole nel sistema della moda di lusso: i sempre più frequenti tagli al personale, stanno minando anche il settore del migliore artigianato, uno dei fiori all’occhiello dell’Italia. A queste criticità, l’imprenditore risponde con la sua proposta concreta: accordi commerciali trasparenti e diretti con ciascuno di questi artigiani, che, riappropriandosi del loro ruolo di protagonisti nel processo produttivo, partecipano al business di Crafted Society, con l’aggiunta della “firma” su ciascun pezzo prodotto, riconoscendo di fatto il valore dell’opera e del suo autore. Il tutto sotto lo sguardo attento e illuminato del Direttore Creativo Lise Bonnet, a tutela di un rigore estetico riconoscibile.

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Tra gli articoli proposti nella prima collezione, un’ampia gamma di sneakers maschili e femminili, trendy e confortevoli, in varie versioni colore, dal pastello al nero, passando per l’effetto Python. Per la realizzazione delle sue sneakers, Crafted Society collabora con la IFG Srl di Corridonia (Marche), azienda di proprietà familiare guidata da Mario, calzolaio da più di quarant’anni, con il figlio Giacomo, che fornisce alcune delle più importanti case di lusso nel mondo.

Un modello di impresa etico

La novità di questo modello d’impresa, che parte dall’Italia per essere poi esportato nel mondo, infatti, risiede proprio nella creazione di una piattaforma per gli artigiani che ne sono partner, in un’ottica di etica e trasparenza tesa a valorizzare le micro società che hanno fatto la fortuna dei grandi marchi internazionali della moda e del lusso, per farli diventare sempre più protagonisti e rendere omaggio all’esperta manualità che si tramanda di generazione in generazione.

Con lo sguardo sempre rivolto gli artigiani, Crafted Society concretizza la sua filosofia “lusso per bene”, donando il 5% del suo fatturato alle organizzazioni non profit italiane che condividono la sua missione siglando specifici accordi.
Nel 2017 per testimoniare la sua serietà e garantire il passaggio delle conoscenze in tema di artigianato anche alle generazioni future, Crafted Society collabora con la Fondazione Cologni di Milano, avviata più di 20 anni fa da Franco Cologni per preservare l’arte come la conosciamo, ma soprattutto sostenere il finanziamento di programmi di apprendistato con veri maestri dell’artigianato italiano.
Apprendistati che verranno accolti nelle aziende degli artigiani che hanno realizzato le collezioni di Crafted Society.

Per quanto riguarda infine la capsule collection firmata da Roger Selden, il 5% delle vendite viene destinato al progetto della onlus Inter Campus (del Football Club Internazionale Milano S.p.A), nell’ambito della collaborazione recentemente avviata da Crafted Society come partner del progetto “Bosnia-Erzegovina”, volto a favorire e a consolidare l’integrazione etnica e religiosa a Sarajevo e Domanovici, nei pressi di Mostar, con attività e camp all’insegna del ‘Right to Play’ per cui si batte da anni la onlus.
Penso che il lusso oggi possa diventare il vero ambasciatore dei più interessanti e autentici progetti di etica e sostenibilità – commenta Martin Johnston, sottolineando che la mission della startup è quella di diventare protagonista del “nuovo lusso” socialmente responsabile – Parliamo di un settore che da sempre accoglie la massima qualità in termini di materie prime e di sapienti lavorazioni, e che oggi dialoga con le nuove generazioni, spesso più interessate agli aspetti sociali e ambientali prima ancora che ai canoni estetici”.

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Disponibile nelle due versioni bianco e natural, il Cappello Panama di Crafted Society si riconosce per due dettagli: la fascia nera di grosgrain e le forbici di rame del logo del brand. A lavorare a mano e rifinire questo accessorio intramontabile (reso immortale dallo scrittore Ernest Hemingway e dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco), è la fabbrica Sorbatti di Montappone (nelle Marche, è la capitale del cappello italiana), fondata nel 1922 da Attilio e Ester Sorbatti e ora guidata dai nipoti Marco e Attilio, pronti a passare la tradizione alla quarta generazione.

La vendita delle collezioni di Crafted Society avviene esclusivamente attraverso l’ecommerce internazionale che potete trovare QUI.

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